" Non smettete mai di protestare; non smettete , mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l'autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai". Beltram Russell

domenica 25 dicembre 2011

il mio ciao a Giorgio Bocca

CIAO E GRAZIE


PRIMO NATALE
Il periodo di maggiore euforia per i gruppi di Valgrana coincise all’incirca con la festività di Natale. Alla vigilia un magnifico colpo sul bestiame destinato alle forze repubblicane, fatto fermando il tram che da Caraglio porta a Cuneo, aveva portato ai Partigiani l’augurio della loro gente. In quell’augurio affettuoso sentivano la solidarietà e l’appoggio di tutto il popolo, quel consenso che li seguiva e li incitavi, quello che avrebbe in seguito fatto di loro un esercito. Mentre si operava il trasbordo sull’autocarro, i passeggeri si sporgevano dai finestrini. Tutti volevano offrire qualche cosa, stringere la mano dei “ribelli”e, quando l’autocarro partì rombando, per lungo tempo mani salutarono da lontano. “ Buon Natale Ragazzi! “ Buon Natale infatti nelle grange calde di un buon fuoco di faggio. Buon Natale nella Messa celebrata nella scuola del paese coperto di neve. Buon Natale anche per gli ospiti inglesi che danzavano quel giorno il lambeth walk. E’ abitudine che ho contratto fin da bambino quella di cercare nel giorno di Natale il segno della festa divina non solo nel mio cuore, ma nelle cose che mi stanno attorno, nel cielo, nelle piante, negli uomini. Anche oggi come negli anni passati, mi sono destato pervaso da quel desiderio. E’ una giornata tersa. Il sole non ha ancora scavalcato la cresta di roccia stella, ma illumina già i costoni del monte Bram. Su per il sentiero tracciato tra due file di case, nella neve polverosa, sale la gente della vallata che viene alla nostra messa. Guardo loro, le case grigie, i castagni morbidi di neve, i paesi lontani e le montagne. C’è qualche cosa in tutto di diverso e di nuovo, un senso di gioia ingenua, impalpabile e vibrante come il suono delle campane che giunge da Frise, il paese che ci sta di fronte. La nostra Messa sta per incominciare nella nostra scuola. Abbiamo tolto i banchi e, sulla parete dove è appoggiato l’altare, una semplice decorazione di rami di pino circonda il Crocefisso. Sull’altare candele ardono infisse nel manico di due bombe a mano tedesche noi siamo in prima fila e la gente ci sta attorno come in un abbraccio. I ricordi dell’educazione cattolica salgono dalla memoria e dal cuore. “ Oremus “ dice il sacerdote congiungendo le mani. Ricordo quando ero fanciullo, i banchi della chiesa dei gesuiti, i compagni di allora. Alcuni di essi stanno ora al mio fianco e in loro vedo il tempo passato sono assorti e pensierosi. Forse sentono le stesse cose che io ho nel cuore. Mentre li fisso qualcuno di loro mi guarda ed è, il nostro, un rapido, silenzioso colloquio che parla di comprensione e di affetto. Due inglesi hanno invece gli occhi azzurri volti a qualche cosa di lontano come lontane sono le loro case e la loro terra. Dietro le spalle mi giunge il suono di una risata soffocata. Mi volto. Sono due ragazze del paese che ora arrossiscono sentendosi guardate da ogni parte. Ridono forse di Dino che servendo la Messa è inciampato trasportando il messale. Ma anche quel riso di donna entra nell’atmosfera lieta, non la turba, vi si confonde. Il sacerdote parla. Dice dl divin salvatore della fratellanza che deve legare gli uomini l’un con l’altro. “ Per questo bisogna che voi,” e si rivolge alla popolazione, “ aiutate questi ragazzi che sono i vostri fratelli migliori. Tutto quello che essi soffrono, lo soffrono per il bene di tutti.” Finita la messa, la gente si disperde salutando e ridiscende per il sentiero. Noi sediamo sul bancone di legno della nostra grangia a godere il caldo sole di questo Natale Partigiano. Dopo pranzo, a San Matteo fu deciso di solennizzare la festa. Un gruppo, fra cui era Duccio, si caricò dell’esplosivo e scese a Valgrana e da Valgrana in Caraglio. Fuori paese erano alcuni carri armati che i tedeschi, in mesi di lavoro,  erano riusciti a rimettere in sesto e che, con un ultimo ritocco, sarebbero stati pronti ad entrare in sevizio. I tedeschi di Caraglio festeggiavano il loro Natale. Gli uomini di San  Matteo, collocato l’esplosivo nell’interno, si buttarono di lato nei campi. Quattro, cinque esplosioni ed i carri furono riportati al loro stato originario di materia informe.  Quelle esplosioni sapevano di festa primitiva, festa in cui l’uomo manifesta la gioia con rumore e urla. Primitiva ed ingenua gioia, ma sentita profondamente. In occasione della festa di Natale si era ricongiunti ai compagni della montagna alcuni dei pochi fedeli e coraggiosi, cui abbiamo già accennato, che in città osassero lavorare nella lotta clandestina. Alcuni di essi erano già stati arrestati, altri sospettati e segnalati. Tuttavia ci fu un giovane medico che continuò a visitare e soccorrere i feriti partigiani, così come ci furono tipografi che stamparono i nostri primi manifesti e professori che parlarono  ai loro allievi dei doveri che avevano di fronte alla loro coscienza. Continuarono alcune donne a lavorare come staffette, unico legame che esistesse con la città ed altre a preparare per i partigiani pacchi di vestiario e conforto. Pochi in montagna e pochi in città, gli stessi però intorno a cui si dovevano a mano a mano riunire le masse popolari. 


copertina



Copiato dal libro scritto da Giorgio Bocca
Partigiani della Montagna 
pagina 47/49


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E’  vero che più che vecchi non si può diventare, tuttavia ci sono persone che non vorremmo veder scomparire, seppure in forme diverse, dalla nostra vita e quotidianità. Giorgio Bocca resta il Giornalista lo Scrittore lo Storico il Comattente per la Libertà a cui non avrei voluto separarmi mai. Torneranno, ci riproporranno filmati a iosa … sarà diverso, in questo caso diversissimo (almeno per me). Dei suoi scritti conserverò tutto. Libri, riviste, fogli sparsi. Mi auguro che in divenire il suo pensiero scritto non venga sciupato o dimenticato. Da tempo il “lassismo” puzzolente supera persino l’altrettanto puzzoso riformismo, pare quasi che l’antifascismo sia scomparso unitamente al suo periodo forte, formativo e fondante della società Democratica e Moderna Italiana: La Resistenza. Da settimane notavo e commentavo con mio marito: “Bocca non scrive più sul Venerdì di Repubblica”. “ Si vede che ha finito il contratto.”… Al tempo (felice e costruttivo) in cui mi dedicavo allo studio e alla ricerca storica, ebbi la fortuna di condividere con Lui una lunga telefonata. Mi necessitava conoscere un suo pensiero in merito ad una trasmissione televisiva, molesta ed irriverente, in cui certi avvenimenti Resistenziali venivano miratamente e falsamente  stravolti con l’intenzione di cancellarne e sminuirne la realtà, avrei desiderato una sua presa di posizione pubblica contro. Rimasi molto sorpresa della risposta (virgoletto perché mi sento di farlo le parole sono sue e mi si scolpirono):  “Ciò che lei mi fa sottopone è grave meriterebbe una denuncia ma io di quel periodo ho già scritto tutto. Un parere glielo do volentieri, consideri che io non so parlare so solo scrivere…….” Era l’estate del 1994. … dopo mesi Bocca prese a riscrivere di Resistenza … e lo fece fino all’ultimo. Durante il colloquio telefonico si informò sulle mie origini… le stesse del suo, indimenticato,  Comandante Partigiano Nardo Dunchi. Mi inquieta essere sempre più sottoposta ad affrontare, forzatamente, la realtà del nostro essere fisicamente biodegradabili. Il Pensiero resterà dopo di noi nella speranza che nessun rogo lo distrugga per sempre. Le madri dei pazzi lucidi ogni tanto restano incinte.


11 commenti:

  1. Mentre stavo per aprire il tuo blog ho pensato :"Ci sarà qualcosa su Bocca, un ricordo o qualcosa di simile" e non mi sbagliavo.
    Un pezzo di storia che pur morendo ci ha lasciato un grande patrimonio.
    Ciao Carla, buona continuazione di feste!

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  2. UN'altro pezzo di storia italiana che passa in archivio.

    Anch'io ho pensato di trovare qualche riga su Bocca qui da te... ho trovato una miniera di ricordi!

    Buon proseguimento delle festività!

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  3. Ciao Giio ti auguro un periodo felice. Conosco il pensiero di Bocca, possiedo molti suoi libri. Morire a natale ..... ricordavo queste 2 "paginette" e sono andata a colpo sicuro.

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  4. Anche per te Giusy un buon proseguo di giorni sereni., un buon proseguimento. Archivi Aperti, guai divenissero armadi vergognosi oblii.

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  5. un lutto per la cultura italiana ....

    Buon proseguimento di settimana !

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  6. Sai ? Quando va via una persona di questo spessore e con un cervello ancora lucidissimo il mio dolore per la perdita diventa doppio !! Mi capitò la stessa cosa per Mario Monicelli ,un uomo che ammiravo oltre ogni limite ,quando parlava io bevevo le sue parole e pensavo sempre :
    simili persone non dovrebbero mai morire,ma si sa che l'unica cosa uguale per tutti è la morte !!
    Ciao Carletta ,un abbraccio forte e un bacione.

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  7. Persone così sono immortali, è solo il loro corpo a non esserci più, loro sono da qualche altra parte, per esempio nei messaggi che ci hanno lasciato, nella ricchezza intellettuale che ci hanno donato, in ogni loro parola entrata nelle nostre menti o cuori.

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  8. Buon proseguimento sereno anche a te Frà! Bocca mancherà, mi ha impressionato l'invito accorato lanciato dalla figlia, rivolgendosi ai giovani che volessero intraprendere il mestiere di giornalista. Onestà intellettuale, trasparenza, semplicità nello scrivere e resistenza contro ogni sopruso volto a limitare la libertà di espressione.

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  9. Ale..... il corpo che va via, il lavoro che resta. Bocca nell'ultimo incontro avuto con Ezio Mauro (pochi giorni prima)fu amaro,

    ...Io non ci sono più...

    Come se la sua anima avesse già lasciato il corpo.

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  10. Liuccia, Monicelli fece una scelta molto particolare da laico non credente, conservo anche Lui tra i "Maestri"

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  11. Ho sempre pensato che ha fatto la cosa che credeva fosse giusta per lui!!

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