" Non smettete mai di protestare; non smettete , mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l'autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai". Beltram Russell

lunedì 26 gennaio 2015

i giorni della merla.....



I MERLI DI BIRKENAU
  alle  Bambine ed ai Bambini) 


(una favola scritta da me per le mie Nipotine nel 2010)
I merli della Slesia Nord-Occidentale che vivevano stanzialmente nelle campagne e nei boschi presso una piccola cittadina polacca chiamata Oswiecim, come ogni altro componente di quella specie, sfoggiavano  un bel piumaggio bianco.
Campavano come Madre Natura aveva stabilito per loro fin dal giorno della Creazione. Liberi nell’abbondanza di spazi e cibo durante la Primavera e l’Estate, per il resto dell’anno dal breve e grigio Autunno al lungo e gelido Inverno la vita per loro diventava difficile, allora lasciavano i boschi e timorosi si avvicinavano ai villaggi più vicini.
Non di rado sceglievano riparo fra le tegole rialzate dei tetti al tepore dei camini. Il piumaggio si sporcava un pochino, pazienza … alla prima pioggerellina sarebbe tornato candido.
I merli, come ogni altro animale, avevano paura dell’uomo. Nella bella stagione quando un bipede si avvicinava il merlo più Anziano volava sul ramo più alto dell’albero più alto e lanciava un fischio di allarme.
 Quando giungeva quella brutta divenivano timidamente coraggiosi avvicinandosi ai villaggi in cerca di un sicuro riparo che li proteggesse dal gelo. I più fortunati riuscivano a trovare, sui tetti,  qualche tegola rialzata vicino ai camini.
 Vivendo sotto i tetti delle case, potevano ascoltare il suono della voce umana, impararono presto a distinguere un adulto da un bambino, il riso dal pianto. Le Ninna-Nanne erano cantilene serene e rassicuranti.
Capirono che anche gli umani conoscevano la parola Morte. Gli attenti merli avevano un cruccio, non capivano perché gli appartenenti alla specie umana quando morivano andavano in cielo, mentre loro, figli del cielo, quando morivano cadevano al suolo!
Una sera ascoltarono per la prima volta una nuova parola:
Guerra.

Nel pronunciarla gli uomini tradivano molta paura, la stessa che loro provavano quando si sentivano in pericolo oppure non trovavano cibo.
Nelle case nessuno rideva o cantava più, molto spesso giungeva il suono di pianti smorzati in gola. Le dolci Ninna-Nanne non erano più così serene, a chi le recitava tremava la voce ed i bambini tardavano ad addormentarsi.

Giunse l’anno 1940. Sul grande campo ricco di granaglie iniziarono i lavori per la costruzione di una fabbrica. I merli dall’alto osservavano incuriositi e dubbiosi. La chilometrica recinzione conteneva un numero spropositato di capanne in legno e muratura, c’era anche un lungo serpente fatto di barre di ferro, gli umani le chiamavano rotaie.
 I poveri merli erano disorientati.
All’improvviso un lungo fischio li fece schizzare in volo. Stava giungendo un mostro di ferro fumante, dietro cui c’erano tante case con le finestre chiuse. Seppero, poi, che si chiamava treno e le case vagoni, quel mezzo  serviva a trasportare gli operai e le operaie che avrebbero lavorato nella fabbrica.
Era vero, da quei vagoni scendeva tanta gente, lo faceva di corsa perché i guardiani della fabbrica, accompagnati dai cani, urlavano talmente forte da impaurirli, in mano tenevano dei bastoncini che si muovevano come serpenti, a guardar meglio pareva che molti cadessero a terra.
Non era gente felice.

I merli dopo aver curiosato se ne tornarono alla campagna o ai loro rifugi caldi. Ascoltando gli umani vennero a sapere che il villaggio, per volere dei nuovi padroni, aveva mutato il nome, ora si chiamava Auschwitz.
 Venne la primavera del 1941, quella fabbrica fu considerata troppo piccola, circa duemila umani dovettero abbandonare le loro case, con loro anche i merli ospiti. I terreni servivano per allargare la fabbrica così nacque un luogo chiamato Birkenau, dopo di esso ne sorse ancora un'altro dal nome Buna Monovitz.
Una fabbrica di 40 kilometri quadrati.

Stava giungendo la brutta stagione e i merli scapparono via in cerca di nuovi rifugi.
Solo una famigliola restò. Guardò l’altissimo mostro che somigliava tanto ad un camino. All’improvviso videro uscire del fumo … un forte battito di ali e vi salirono sopra, quella sarebbe stata la loro nuova casa.

Un membro della famigliola fu assalito da una gran paura e volò via lanciando un fischio così lungo e disperato da coprire quello del treno in arrivo, uno dei tanti che giungevano a quella strana stazione da cui non partiva mai nessuno, ora dalle case scendevano anche tanti Bambine e Bambini. Volò altissimo e lontanissimo da quel fumo grigio e puzzolente. Soffrì talmente tanto che durante il volo mutò per sempre il suo gene diventando semialbino. E tutt’ora lo si può incontrare:
un merlo mezzo bianco e mezzo grigio.
La famigliola capì subito che quella casa era diversa, nessuna voce di dialoghi, canti, risate. Da lontano giungevano, lamenti, urla strazianti e comandi minacciosi.
 
Dal camino sussurri lievi , suoni mai ascoltai,
somigliavano al canto dei venti del Nord.
 
Avevano paura ma restavano lì.
Cibo non ne trovavano, quando scendevano incontravano delle ombre somiglianti agli umani, anche loro in cerca di una briciola di pane.
Giunse il Gennaio 1945. L’inverno più freddo che avessero vissuto. La neve iniziò a cadere fino dal primo autunno accumulando una spessissima coltre.

Un mattino assistettero ad un fenomeno curioso e sorprendente. Le urla cessarono, così come i comandi, nessuno correva scalzo sulla neve inseguito dalle belve, i treni non giungevano più, il camino non fumava.

 Un altro mostro di ferro sfondava i recinti del campo, abbatteva le torrette da cui spesso usciva un fuoco rimbombante.

 
 Dalle baracche uscirono le ombre degli ultimi umani.

 Il merlo salì sul comignolo dette fiato al suo petto da cui uscì un lungo fischio allegro, sembrava un flauto. Non si accorse nemmeno che le sue piume erano diventate nere e che mai sarebbero tornate candide.

Restava certo che sarebbe stato riconosciuto ugualmente da quel figlio fuggito lontano .
Non fuggendo Lui e la sua Compagna
diverranno testimoni
dell'orrore di Birkenau 

2 commenti:

  1. Bella questa storia dei merli , triste e bella

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    1. Grazie Red! una mia amica l'ha recitata (pochi giorni fa) davanti alla ciminiera.

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