un poco di cose antiche
Carl Larsson – Sacrificio del Solstizio d’inverno
i Gallo-Celti lo denominarono “Alban Arthuan” (”rinascita del dio Sole”);
i Germani, “Yulè” (la “ruota dell’anno”);
gli Scandinavi “Jul” (”ruota solare”);
i Finnici “July” (”tempesta di neve”);
i Lapponi “Juvla”;
i Russi “Karatciun” (il “giorno più corto”).
i Germani, “Yulè” (la “ruota dell’anno”);
gli Scandinavi “Jul” (”ruota solare”);
i Finnici “July” (”tempesta di neve”);
i Lapponi “Juvla”;
i Russi “Karatciun” (il “giorno più corto”).
Agli appassionati di mitologia sicuramente non è sfuggito il fatto che quasi tutti questi popoli hanno fatto coincidere col solstizio d’Inverno, come d’altronde oggi fanno i Cristiani, la nascita delle loro divinità: in Egitto si festeggiava la nascita del dio Horo e del padre, Osiride; nel Messico pre-colombiano nasceva il dio Quetzalcoath e l’azteco Huitzilopochtli; Bacab nello Yucatan; Buddha, in Oriente; Krishna, in India; Scing-Shin in Cina.
Nel giorno del Natale (inteso quindi come giorno di nascita) il Sole, nel suo moto annuo lungo l’eclittica – il cerchio che rappresenta il moto apparente del sole intorno alla terra durante l’anno -viene a trovarsi alla sua minima declinazione nel punto più meridionale dell’orizzonte Est della Terra.
La ripresa del cammino ascendente del sole assume quindi molteplici significati spirituali, primo tra i quali la rigenerazione cosmica in cui il Sole e la Luce sono associati all’idea d’immortalità dell’uomo e del percorso che esso deve svolgere operando la sua rinascita spirituale. Il Solstizio d’Inverno corrisponde, pertanto, alla presa di coscienza della vera spiritualità, in quanto fine della discesa e ripresa dell’ascesa. Durante questo processo la comprensione esoterica può essere rappresentata un’illuminazione riflessa che rischiara il buio della caverna.
“Il Sole ritorna sempre, e con lui la vita.
Soffia sulla brace ed il fuoco rinascerà“.
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